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Cessazione di tutte le forme di violenza contro i manifestanti pacifici in Egitto e garanzia della loro protezione

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Cessazione di tutte le forme di violenza contro i manifestanti pacifici in Egitto e garanzia della loro protezione


Fin dall'inizio della rivoluzione del 25 gennaio 2011, i manifestanti pacifici sono stati vittime di due forme di violenza: 1) quella esercitata direttamente dal potere verso i manifestanti, e 2) quella esercitata da persone armate “non identificate” in abiti civili.

La prima forma di violenza è inaccettabile in quanto è una diretta violazione da parte dello Stato del diritto di manifestare pacificamente. La seconda forma è di importanza non minore, dal momento che lo Stato, omettendo di intervenire contro la violenza di natura apparentemente “civile", abbandona la sua responsabilità di proteggere la popolazione, e si rende complice di coloro che incitano alla violenza settaria e alla guerra civile.

Per quanto riguarda la violenza esercitata direttamente sia dalle forze di sicurezza sia dall'esercito, si possono citare, a titolo d’esempio:
  • La dispersione forzata dei “sit-in”, degli scioperi e delle manifestazioni nel periodo successivo alla caduta di Mubarak;
  • La detenzione di manifestanti e scioperanti e il loro trasferimento in tribunali militari;
  • L'uso di armi da fuoco contro i manifestanti pacifici;
  • La distruzione delle tende e dei possedimenti dei manifestanti in Piazza Tahrir e in altre piazze;
  • Il blocco ripetuto dell’ entrata in Piazza Tahrir per impedire l'accesso agli aiuti medici, alle forniture e ai rinforzi di emergenza;
  • In seguito alla dispersione forzata di un tranquillo “sit-in”, il 9 marzo 2011, le autorità carcerarie militari hanno imposto un test di verginità ad alcune manifestanti detenute;
  • Le minacce agli scioperanti in un “sit-in” presso la fabbrica tessile ‘Shebine’. Il 7 aprile, 2011, le forze armate hanno circondato il “sit-in” con carri armati, sparando non a salve colpi di “avvertimento”;
  • Il 9 ottobre, 2011, contro un “sit-in” pacifico a Piazza Maspero, le forze armate hanno sparato proiettili veri e hanno guidato carri armati ad alta velocità tra la folla. L’Egitto ha subito la perdita di 28 persone - uccise da proiettili veri o schiacciati sotto i carri armati - e il ferimento di 321 persone;
  • Il 19 novembre, 2011, a Via Mohamed Mahmoud, la polizia militare ha sparato sui manifestanti pacifici con proiettili veri, e ha usato gas lacrimogeni vietati dalle convenzioni internazionali. Molti manifestanti sono stati uccisi o hanno perso la vista da almeno un occhio;
  • Il 16 dicembre, 2011, un “sit-in” davanti al Consiglio dei Ministri è stato disperso in modo selvaggio e violento, provocando morti e feriti.

Il bilancio è spaventoso: dall’ 11 Febbraio, 2011, fino alla fine dell'anno, hanno perso la vita più di 400 manifestanti, e ne sono stati feriti ben 5000, tra i quali oltre 150 hanno perso almeno un occhio e più di 15000 civili sono stati detenuti in carceri militari dopo la loro apparizione davanti ai tribunali militari.

In secondo luogo, denunciamo con forza la violenza esercitata in modo indiretto da parte delle autorità statali nei confronti dei manifestanti pacifici, tramite degli intermediari privati.

Il primo caso, dall'inizio della rivoluzione, dell’ uso di “civili” per commettere atti di violenza contro i manifestanti ha avuto luogo il 2 febbraio 2011, giorno della cosidetta "Battaglia del Cammello", quando civili armati, a cavallo e a cammello, si sono lanciati in mezzo alla folla di manifestanti a Piazza Tahrir. Ancora oggi rimane davvero inspiegabile come questi civili abbiano potuto attraversare la città del Cairo, a dorso di cavalli/cammelli, perdipiù armati, sfuggendo ai controlli dei carri armati e veicoli militari che avrebbero dovuto proteggere la piazza!

Gli attacchi da parte di privati intermedi civili contro le proteste pacifiche si sono ripetuti varie volte:
  • Il 23 luglio, 2011, ad Abasseya: una manifestazione per chiedere la fine delle udienze di civili davanti ai tribunali militari è stata assalita da persone armate in abiti civili. Gli scontri conseguenti hanno provocato un morto e 231 ferite.
  • Il 2 maggio, 2012, la strage di "Abasseya 2": un altro pacifico sit-in è stato assalito da civili armati nelle stesse circostanze, e per la seconda volta, le autorità non hanno provveduto a garantire la sicurezza dei manifestanti pacifici e degli ospedali da campo ai quali sono stati trasportati i feriti con grande difficoltà. Il bilancio delle vittime è stato tragico: 7 morti secondo il Ministero della Salute, 11 secondo il Ministero degli Interni, e 20 secondo medici di campo volontari. La maggior parte delle vittime sono morti per le ferite da arma da fuoco, e molti sono stati decapitati.

Numerosi movimenti della società civile, di organizzazioni dei diritti umani, e di organizzazioni che tutelano il diritto di riunione pacifica (ad esempio la campagna "No ai processi militari per i civili"), sia nazionali che internazionali, hanno espresso la loro indignazione e hanno denunciato con forza l’uso continuo della violenza contro le proteste pacifiche in Egitto.

Per questi motivi, noi i sottoscritti, esigiamo:
1 – La cessazione immediata dell'uso della violenza contro i manifestanti in Egitto da parte del Consiglio Supremo delle Forze Armate e del governo egiziano.

2 - La protezione garantita dei manifestanti contro ogni aggressione;

3 - La cessazione immediata di tutti i processi militari per civili, e il trasferimento di tutti i detenuti, siano ancora in attesa di essere giudicati siano già condannati nei tribunali militare, ai tribunali civili, senza eccezioni o limitazioni.






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