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rivogliamo i codici della Guarneriana

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Al Presidente Repubblica Francese Monsieur Nicolas Sarkozy e per conoscenza Monsieur José Manuel Durão Barroso Presidente Commissione europea Monsieur Jerzy Buzek Presidente del Parlamento europeo Loro sedi - Strasburgo Signor Presidente, il mio nome è Flavia Rizzatto e sono l’assessore alla cultura di un piccolo paese friulano che, conosciuto in tutto il mondo per il suo prosciutto, giudica suo principale ed autentico vanto l’antico patrimonio librario conservato presso la locale biblioteca Guarneriana. Sorta per volere testamentario del canonico Guarnerio d’Artegna (1387-1467), questa istituzione culturale è ancor oggi una tra le più importanti della Regione Friuli Venezia-Giulia poiché conserva, inalterati nel tempo, codici e pergamene che hanno rappresentato fonte e continuità di un bagaglio culturale collettivo. E’ infatti proprio in questa biblioteca che si conserva uno dei testi più significativi per gli abitanti di questa terra: si tratta delle “Constitutiones Patriae Foriiulii” raccolte per ordine del patriarca Marquando di Randek nel 1366 allo scopo di disporre in modo unitario e ordinato le leggi fondamentali regolatrici il suo dominio. Esse restarono il codice legislativo della provincia friulana ancora sotto la dominazione veneziana, iniziata nel 1420, fino al 1797, quando tutto questo finì. Napoleone Bonaparte, con la sua autoritaria opera rinnovatrice, ha marcato una profonda cesura al lungo percorso identitario del popolo friulano che, formatosi in seno al patriarcato di Aquileia, era e ancora rimane espressione di profonda dignità civile, contadina e cristiana, da sempre veicolata attraverso una piccola lingua derivata dal latino, il Friulano appunto, che la legislazione europea riconosce come minoritaria e quindi meritevole di salvaguardia e tutela. Così, con le osservazioni di un anonimo viaggiatore del XIV secolo, possiamo ancora dire che “Il Friuli è una regione a sé stante, distinta dalle altre regioni nominate in precedenza (…) poiché non ha [parla] né la lingua latina, né la slava, né la tedesca, ma possiede un idioma suo proprio, simile a nessun altro idioma italico. Partecipa tuttavia di più ai caratteri della lingua latina che [ai caratteri] di qualunque altra lingua vicina”. Per la nostra storia, per le nostre radici, per ciò che la “marilenghe” ha da sempre rappresentato, San Daniele e il Friuli tutto, chiamato “Patria” e considerato come un’unica regione fino al 1797, non possono e non vogliono rassegnarsi alla perdita di una porzione piccola ma sostanziosa del loro nutrimento culturale. Perché avvenne che l’11 settembre 1797, 24 Fructidoro dell’anno quinto della Repubblica Francese, il matematico Gaspar Monge, “in virtù degli ordini del generale in Capite” (Napoleone Bonaparte) recatosi alla “Biblioteca publica della Comune di S. Daniele”, fece “sciegliere li seguenti volumi per essere trasportati alla Biblioteca Nazionale di Parigi”: MANOSCRITTI Variorum Sermones membranaceus in Fol. magno saeculo XII Psalterium idem in Fol. parvo saeculo XII S. Hieronimus idem in Fol. parvo saeculo XI Aesopi Fabulae idem in 4° saeculo XIII S.ti Isidori disertationes idem in 4° saeculo XIII Persius et Juvenalis idem in 8° lungo saeculo XV Plinij historia naturalis idem in Fol. saeculo XV Titus Livius III vol. idem in Fol. saeculo XV ADICIONI Franciscus Philadelfus – Brixie Joannes Britanicus 1488 in 4° I volumi vennero quindi depositati nelle mani del commissario che subito attestò: “la presente [ricevuta] è raddoppiata, una copia è in Lingua Italiana per servir di scarico al Bibliotecario di S. Daniele e l’altra deve esser mandata al ministro delle relazioni esteriori della Repubblica Francese”. Il Monge avrebbe voluto asportare un più nutrito numero di documenti. Non vi riuscì. L’abate Giovanni Domenico Coluta, nominato conservatore della Guarneriana dal Consiglio d’Arengo, fedelmente rispettoso delle volontà del suo fondatore, si finse sordo, demente e smemorato per sviare le pretese del francese. Come già ricordato il bibliofilo e umanista Guarnerio aveva infatti lasciato sotto la sorveglianza del Comune, la sua preziosa raccolta di 170 codici in gran parte pergamenacei e parecchi anche miniati. Questo primo fondo, destinato già dal testatore alla pubblica consultazione, è stato per secoli il nucleo essenziale della biblioteca cui si sono aggiunti, con l’andare degli anni, altri numerosi lasciti. Nelle poche lettere di lui che ci restano, si trova testimonianza delle fatiche, delle spese e dei grattacapi che egli dovette affrontare per scovare e ottenere in prestito, per far ricopiare presso di sé, i codici più rari. Guarnerio stipendiò amanuensi e calligrafi, esemplò e glossò testi di propria mano, profuse notevoli somme per gli acquisti. La sua biblioteca rimase dunque immutata fino a quell’11 settembre 1797, giorno in cui Monge e la Commissione ne prelevarono una parte molto rappresentativa, causando un danno irreparabile all’intero lascito. Immediatamente nel 1815, sulla base del Trattato di pace e per molte altre volte ancora, le amministrazioni locali che si sono succedute hanno richiesto alla Francia la restituzione dei codici forzatamente requisiti dal Monge il quale, nel svolgere la sua opera, così scriveva: “Per quello che ci compete, cercheremo di compiere fino in fondo il nostro dovere. Speriamo di tornar utili alla Repubblica e di riuscire a meritare il plauso dei suoi sostenitori". Così fu. L’incetta della Commission pour la recherche des objets des Sciences et de l'Art capitanata dal matematico si materializzò in cinque convogli di libri e opere d'arte scelti per contribuire alle fondamenta culturali del nascente Musée d'Histoire Naturelle e del Musée des Arts a Parigi. Oggi, a distanza di 213 anni, noi friulani e sandanielesi vorremmo poter considerare quel prelievo come il semplice prestito che un’antica comunità concesse ad una neonata Repubblica. Oggi, proprio a lei, Signor Presidente, primo cittadino dell’ormai adulta repubblica francese questa piccola comunità, chiede di onorare quel prestito dimostrando, con un atto altrettanto concreto, l’alto senso civico che lo Stato e il popolo che Lei rappresenta hanno raggiunto. E’ tempo che i codici siano ricollocati nei loro giusti scaffali. per i friulani e per i sandanielesi Flavia Rizzatto

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